Scritto da Arianna Gigliuto

La parola Washoku 和食, si riferisce ad uno dei più importanti elementi di questa cultura: la cucina tradizionale giapponese. Non è solo un tipo di cucina, ma un’eredità culturale, trasmessa di generazione in generazione, che vuole sottolineare anche il rispetto per la natura e la sostenibilità delle risorse naturali. Secondo un rapporto della FAO, entro il 2050, se la popolazione mondiale raggiungerà i 9.1 miliardi di persone, la produzione di cibo dovrà aumentare del 70%. Questo implica la necessità di adottare metodi di produzione più efficienti e sostenibili e un maggiore adattamento ai cambiamenti climatici. Quindi viene spontaneo chiedersi: qual è la prossima mossa?
L’azienda giapponese “Spread”, ha tentato di rispondere a questa domanda annunciando l’apertura nel 2017 della prima fattoria interamente automatizzata. Vi starete sicuramente chiedendo: cosa c’è di strano? Prima o poi da un paese come il Giappone bisognava aspettarselo. L’azienda, uno dei più importanti produttori di verdura di tutto il il paese, da sempre non si limita solamente a produrre verdura fresca, ma si impegna anche a sviluppare metodi di produzione intelligenti e sostenibili, in linea con i principi del “Washoku”. In questo ambizioso progetto le serre saranno interamente gestite da robot, facendo così fronte ad una popolazione in costante invecchiamento e sempre meno impegnata nell’agricoltura (l’età media degli agricoltori giapponesi è oggi di 69 anni). Ma come riuscirà l’azienda a produrre 30.000 cespi di lattuga al giorno utilizzando metodi di coltivazione sostenibili?

L’innovazione perciò può assumere molteplici forme; dalle brillanti rivoluzioni tecnologiche ai meno vistosi progressi, come dimostra questa azienda giapponese. C’è ancora tanto da fare ma agricoltura verticale, urban farming, fattorie robot sono solo alcune delle soluzioni da adottare per far fronte al cambio di paradigma dell’agricoltura. Le terre fertili disponibili sono limitate, la desertificazione sta distruggendo milioni di ettari arabili ogni anno e la domanda di cibo è in costante crescita. In un mondo in cui il cibo sta diventando il nuovo petrolio e la terra il nuovo oro, riuscirà anche il Food tech a contribuire efficacemente alla lotta contro la fame nel mondo?